Nostra intervista al migliore specialista tedesco dell’ultimo decennio. Da oggi potrete anche ritrovare le interviste cliccando l’apposito link situato sulla strisciata alta dell’home page Helmut Schiessl ha nel mirino il primo titolo europeo di skyrunning
Intervista all’ultimo vincitore della Valmalenco – Valposchiavo
Con la stagione invernale agli sgoccioli, gli skyrunner scaldano i motori in vista di un estate a dir poco densa di gare. Tra gli appuntamenti da non perdere, il primo campionato europeo di specialità. Prova unica di assegnazione del titolo continentale sarà la Skyrace Internazionale Valmalenco – Valposchiavo. Giunta alla sua sesta edizione, questa classica italo svizzera il prossimo 10 giugno vedrà ai nastri di partenza i migliori specialisti impegnati a contendersi la prima piazza su uno dei percorsi più belli e successivi del ranking internazionale. Dopo il successo del 2006 ai danni di mostri sacri quali Roc Augusti, Ricardo Mejia e Denis Brunod, i riflettori saranno inevitabilmente puntati sul tedesco Helmut Schiessl. Noi lo abbiamo appositamente avvicinato per conoscerlo un po’ meglio e strappargli un pronostico. Hai un background non proprio da sportivo provetto. Come ti sei avvicinato all’atletica e quando è nata questa passione per la corsa in montagna e lo skyrunning? “Ho iniziato a correre a 23 anni, quando per un anno sono andato al lavoro a piedi. Mi avevano ritirato la patente per guida in stato d’ebbrezza. All’inizio è stata dura, visto che la mia attività fisica ai tempi si limitava all’andare ogni tanto a fare la spesa. C’ho trovato sempre più gusto. Così, dopo 15 mesi, ho corso la mia prima maratona. Non mi interssava diventare più veloce. Volevo correre più a lungo, fino ai 100km a Biel nel 2001 o alla Swiss Alpine Marathon di Davos. Abito in zone di montagna e,dalle mie parti vi sono corse alle quali partecipavo. Un giorno però, in occasione di una qualificazione ufficiale per la nazionale tedesca, sono stato il più veloce e così due settimane dopo mi sono ritrovato ai mondiali del 2002 a Innsbruck.. Poi sono ritornati i vecchi propositi di correre cose a lunga distanza e cose interessanti e attraverso delle conoscenze (Ricardo Mejia) sono arrivato alle Buff®-Skyrunner®World Series e in Valposchiavo”. Il tuo soprannome "Fuzzy" da dove deriva e cosa vuol dire? “Le origini di questo soprannome risalgono alla mia infanzia. Da bambino impazzivo per il fumetto svizzero della leggenda degli sci Fuzzy Garhammer e ad un certo punto i miei amici hanno iniziato a chiamarmi solo ancora Fuzzy ”. Quale è la tua professione e quante volte ti alleni a settimana? “Dal mese di giugno 2006 sono ufficialmente atleta professionista. Dapprima ho imparato la professione del meccanico e più tardi quella del falegname. Durante gli ultimi tre anni ho però lavorato come carpentiere. In questo modo potevo allenarmi molto bene con 10-12 uscite a settimana per una media di. 25/35 ore. In inverno riduco leggermente gli allenamenti e compenso con molto sci e fondo. D’estate, invece, intercalo molta bicicletta e normali escursioni in montagna”. Sei uno che ama girare il mondo, soprattutto d’inverno. Come riesci a conciliare questa tua passione con l’attività agonistica? “Per quanto riguarda i viaggi la situazione al momento è ideale, specialmente all’interno dell’Europa. Infatti mi definisco “turista professionista delle corse in montagna”. Al momento devo però rinunciare ai lunghi viaggi lontani in bicicletta, vista la precaria situazione finanziaria di un atleta di corse in montagna. In compenso mi godo molto l’estate. È meraviglioso: Oggi sono in Valposchiavo, la settimana dopo nella Valle di Subai, oppure in Vallese, ecc…”. Inizialmente ti dedicavi alla corsa in montagna, poi hai dimostrato ottime doti anche sulle lunghe distanze. Qual’è il tipo di gara che prediligi e cosa ti ha portato a cimentarti nelle skyrace? “Ci sono innumerevoli gare spettacolari e interessanti. Tuttavia le skyrace sono davvero speciali. La Sierre-Zinal o la Grossglockner sono stupende, l’atmosfera è unica e l’organizzazione impeccabile, anche in Germania la Hochfelln, vi sono molte le classiche”. Negli ultimi anni sei migliorato molto, passando da mero scalatore ad abile discesista. Come ci sei riuscito? Fai degli allenamenti specifici? “Per la discesa in parte ho osservato il veloci italiani, dopo che alla fine dei mondiali del 2003 ho sofferto di grandi dolori alle gambe. Ora non scendo più a velocità massima. Ho imparato che si deve essere molto abili e agili e correre preferibilmente ad una frequenza alta”. Lo scorso anno, alla tua prima Valmalenco-Valposchiavo hai portato a termine una gara strepitosa imponendoti su avversari di assoluto prestigio. Nel 2007 su questo tracciato verrà assegnato il primo titolo europeo di specialità. Proverai ad aggiudicartelo? “Sì, naturalmente. Anche se so già che non sarà facile”. A detta di molti, per lunghezza, livello organizzativo e tipologia, quella italo-svizzera è una delle skyrace più belle del palcoscenico internazionale. Tu come l’hai trovata? Quale’è la cosa che più ti è piaciuta di questa kermesse? “Hah, come vincitore direi l’arrivo. No, scherzi a parte, complessivamente mi è piaciuto tutto moltissimo. Una corsa non a circuito è sempre molto speciale. Anche l’organizzazione, i partecipanti e il pubblico sono stati straordinari”. Tornando all’edizione del 2006. Come hai impostato la tua gara e quando hai capito di potercela fare? “Sapevo fin dall’inizio che, in una buona giornata, avrei potuto essere davanti, ma mi sono regolato in modo da avere un certo vantaggio al Passo. Conosco Ricardo molto bene e so che mi serve un certo vantaggio per stargli davanti sino alla fine. Lui è stato il mio grande punto di riferimento visto che conoscevo gli altri atleti solo sulla carta o per sentito dire. Non sapendo con che velocità e in che modo brutale sarebbero scesi ho preferito non correre rischi. E’ stata dura, ma all’ultimo ristoro ho avuto la certezza della vittoria. Subito dopo, però, mi è preso un piccolo crampo che sono riuscito a risolvere abbastanza in fretta. In realtà alla fine ci mancava poco che fossi superato, ma ho avuto fortuna e questa serve sempre per stare davanti”. Maurizio Torri
Interview_Schiessl